L’importanza dell’allenamento mentale è ormai riconosciuto da un ampia popolazione di professionisti, sportivi ma non solo. Chirurghi e tennisti si preparano alla loro performance non solo “fisicamente” ma anche, e soprattutto, mentalmente.

 

Come rispondereste a questa domanda: se doveste sottoporvi ad una operazione chirurgica, preferireste sapere che il medico si sia preparato “fisicamente” all’operazione oppure che si sia allenato mentalmente in maniera regolare prima del vostro intervento?

 

 

Probabilmente molti di voi, guidati da una certa “razionalità” e da un vivo istinto alla sopravvivenza, avranno risposto che quelle che contano sono le volte che il medico ha eseguito “materialmente” (si spera con successo) quella stessa operazione su altre persone piuttosto che solo nella sua mente.

 

Studi sperimentali

 

Alcuni ricercatori hanno cercato di far chiarezza su cosa influisca maggiormente sulla performance, in sala operatoria e non solo.

Sanders e colleghi (2008) hanno condotto uno studio sugli studenti di medicina. Da un campione sono stati estratti 2 gruppi di laureandi che erano ormai alla fine del loro training (che include molta pratica in sala operatoria). Il gruppo di controllo continuava il proprio iter formativo sui libri di testo mentre il secondo, quello sperimentale, veniva addestrato all’utilizzo di tecniche di visualizzazione.

Quando agli studenti veniva chiesto di eseguire un operazione “dal vivo” si è visto che quelli del gruppo sperimentale ottenevano una performance migliore se confrontati con il gruppo di controllo (che aveva semplicemente studiato sui libri). Altri studi in campo medico si sono focalizzati sulla chirurgia laparoscopica.

 

“Gioco interiore” e prestazione atletica

 

Andando oltre lo scenario delle sale operatorie è facile osservare che di allenamento mentale si parli in particolar modo nell’ambito sportivo. Il potere del gioco interiore è ben conosciuto da sportivi, amatoriali e professionisti, di tutto il mondo.

 

Un esempio emblematico in questo campo ci è dato da Jenson Button. Il pilota di Formula 1 ha una pratica di allenamento immaginativo personale: si siede su una palla gonfiabile con un volante tra le mani, chiude gli occhi e immagina di fare un giro del circuito mentre con le mani simula il cambio delle marce. Un aspetto molto importante di questo allenamento? Lo fa rispettando i tempi reali con cui in media percorre quel determinato circuito, in modo da non discostasti mai dalla realtà.

 

Alleniamo i nostri mignoli con la forza della mente

 

La ragione per cui sportivi, chirurghi e tanti altri ancora sono cosi interessati ai benefici della pratica mentale è legata al fatto che si tratta di uno strumento efficace ed effettivamente “a bassissimo costo” (anzi gratuito).

 

Vi presento un altro studio molto interessante in cui ai partecipanti hanno fatto allenare il muscolo del mignolo utilizzando solo il potere della mente  (Ranganathan et al., 2004). Nella ricerca i partecipanti sono stati divisi in 4 gruppi:

 

– Nel primo le persone immaginavano semplicemente di contrarre nella loro mente il proprio mignolo.

– Il secondo gruppo invece immaginava di contrarre solo il proprio gomito

– Il terzo gruppo non effettuava nessun allenamento

– Il guarto gruppo allenava fisicamente il proprio mignolo

 

Dopo quattro settimane di allenamento (o non allenamento) i risultati dimostrano, come prevedibile, che il terzo gruppo non ottenne alcun risultato mentre il quarto aveva migliorato la forza muscolare del 53%.

I 2 gruppi di pratica mentale non hanno raggiunto chiaramente i risultati dell’allenamento fisico ma hanno mostrato esisti sorprendenti. Il gruppo “flessione del gomito” ha aumentato la propria forza muscolare del 13,5% mentre il gruppo “contrazioni del mignolo” del 35%…un risultato ben al di là delle aspettative.

Altri studi, condotti ad esempio sulla performance legata al suonare uno strumento musicale, dimostrano  che il gioco interiore da risultati anche migliori per apprendere quelle attività che coinvolgono anche elementi cognitivi, che la semplice forza.

Ripetere mentalmente quello che ci apprestiamo a fare fisicamente (colloquio di lavoro, gara sportiva ecc…) è una strategia vincente. Non si tratta di proiettarsi mentalmente il risultato positivo che vogliamo ottenere (un tipo di visualizzazione che va comunque bene) ma di rivedere nei minimi dettagli ogni passo che dobbiamo compiere per rendere la nostra performance perfetta.  Per essere efficace, quindi, la nostra pratica mentale dev’essere identica a quella reale. Questo ci permette di individuare eventuali errori nell’esecuzione del compito e correggerlo, prima nella mente e quindi nella vita reale. Un altro dettaglio importantissimo: bisogna imparare a sintonizzarsi con l’esperienza sensoriale attraverso tutti i suoi canali e quindi imparare ad ascoltare, sentire, odorare ciò che realmente conta ai fini di raggiungere una performance di eccellenza.

 

Spero che abbiate trovato l’articolo interessante e ricco di spunti (come lo sono state per me le ricerche che hanno ispirato queste poche righe).

 

(fonte: PSYBLOG – www.spring.org.uk)

 

A brevissimo un nuovo articolo con un esercizio per migliorare il vostro gioco interiore.

A presto,

Antonio Antefermo