Vincere la timidezza è l’obiettivo di migliaia di persone che ogni giorno lottano per tirar fuori il meglio di se in situazioni sociali. Vorrebbero essere intraprendenti, propositivi, gli intrattenitori della festa ma al solo pensiero di trovarsi al centro dell’attenzione, trafitti dagli sguardi altrui, impallidiscono (o sarebbe meglio dire arrossiscono). Per questo motivo, nell’articolo di oggi, voglio spiegare ai timidi che mi leggono come combattere la timidezza sul tatami, come dei veri guerrieri.
La ricerca scientifica conferma che l’esercizio fisico ci rende più estroversi, coscienziosi, pronti a nuove esperienze. Esistono numerose discipline sportive da cui si possono trarre tanti benefici, non solo da un punto di vista fisico.
Le arti marziali per esempio, aiutano a trasformare un eccessivo accumulo di energia che potrebbe provocare stati d’ansia, aggressività ed inquietudine, in energia positiva. I loro benefici vanno oltre a quelli fisici: sul tatami il praticante impara ad esempio valori quali rispetto e disciplina. Imparare a difendersi, inoltre, aiuta ad aumentare la sicurezza in se stessi.
Non più schiavi dei pregiudizi; non più semplice ingranaggio della routine quotidiana; non più timoroso o diffidente di possibili cambiamenti.
Tra i benefici prodotti dall’attività fisica troviamo:
- Maggiore consapevolezza dei propri mezzi per avere più successo nella vita
- Più estroversione, quindi più emozioni positive
- Essere aperti a nuove esperienze
Chi si trova in una situazione di “squilibrio” interiore deve essere particolarmente concentrato per sfuggire alle paure e all’ansia. La coordinazione del corpo ed il controllo della respirazione, ad esempio, diventano fondamentali per raggiungere un sano e stabile equilibrio.
Un lavoro che ti porti a conoscere il tuo corpo e che sia in grado di sviluppare conoscenza e consapevolezza deve agire sull’ascolto e sull’attenzione per sviluppare la capacità di sentirsi e di sentire per giungere al cambiamento.
La pratica marziale può aiutare a combattere la timidezza insegnando all’allievo a collegare uno stato ansioso e preoccupato ad uno stato specifico del corpo ed uno stato mentale pronto e ricetivo ad uno stato del corpo rilassato e fluido. Il praticante impara durante l’allenamento ad andare incontro alle sue paure (ad esempio essere colpiti) piuttosto che indietreggiare o esitare. In questo modo il tatami si trasforma in una metafora fisica nel quale testare le proprie competenze e la sicurezza nelle proprie capacità. Sicurezze che lo seguiranno anche fuori dalla palestra.
Chiudo questo breve articolo con questa frase del maestro zen Thich Nhat Hanh:
Nessuno vi può liberare dalla paura. Nemmeno se il Buddha in persona fosse seduto accanto a voi potrebbe aiutarvi. Siete voi stessi che potete imparare a farlo con la pratica.
Osu!
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