MUSHIN è un programma di intervento ideato per sviluppare abilità di attenzione, concentrazione e gestione degli impulsi in bambini e ragazzi con disturbo da deficit di attenzione/iperattività (DDAI / ADHD) o altri disturbi del comportamento in età evolutiva. L’idea di utilizzare le arti marziali nasce dal desiderio di creare un training cognitivo per i più piccoli che non sia solo efficace ma anche coinvolgente, in grado di migliorare non solo funzioni mentali specifiche ma anche abilità sociali ed emotive aiutando i giovani atleti a costruire una solida fiducia in se stessi.
I disturbi del comportamento
Negli ultimi anni si è assistito ad un sensibile aumento dell’incidenza dei Disturbi del Comportamento tra bambini e ragazzi. In generale tali disturbi sono principalmente caratterizzati da difficoltà di controllo e gestione delle emozioni e da una compromessa capacità di conformare il proprio comportamento alle richieste dell’ambiente. Questi bambini sembrano fare fatica a prendere in considerazione il punto di vista altrui e pretendono che i loro desideri e bisogni abbiano la priorità su tutto e su tutti. Frequentemente sono riscontrabili aggressività, rabbia, oppositività, provocazione e trasgressione di norme sociali e morali. Il rendimento scolastico è spesso altalenante e al di sotto delle reali capacità intellettive. Le manifestazioni più facilmente riscontrate sono tre: Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD), Disturbo Oppositivo-Provocatorio (DOP) e Disturbo della Condotta (DC).
Ad esempio, il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) è un disturbo neurobiologico ad esordio in età infantile caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività motoria, la cui prevalenza in Italia è stimata tra l’1,5% e il 7,1% della popolazione in età scolare (Mugnaini, Masi e Brovedani, 2006; Zuddas, Marzocchi e Osterlaan, 2006). Dal punto di vista neuropsicologico questi bambini evidenziano un deficit nei processi autoregolativi e relativa elaborazione alterata delle risposte agli stimoli ambientali (SINPIA, 2006). I problemi attentivi si presentano soprattutto in compiti che richiedono l’applicazione di processi altamente controllati e in particolare nello svolgimento di compiti prolungati nel tempo o in attività che richiedano una discreta dose di flessibilità cognitiva e uso di strategie (Shallice et al., 2002). I bambini con ADHD hanno un comportamento scarsamente controllato, reagiscono alle stimolazioni ambientali senza una adeguata riflessione. Tali modalità possono essere spiegate con un deficit di inibizione comportamentale (Barkley, 1997), oppure con una difficoltà a sostenere un livello minimo di attesa con necessità di ricompensa immediata (Sonuga-Barke, 1996).
Raramente l’ADHD si presenta in forma isolata, più spesso risulta in comorbilità con altri disturbi psichiatrici (Biederman, Newcorn e Sprich, 1991). I disturbi esternalizzanti (Disturbo Oppositivo-Provocatorio ODD, Disturbo della Condotta CD) interessano circa il 40-50% dei bambini con ADHD; i disturbi dello spettro ansioso (Disturbo Ossessivo-Compulsivo OCD, Disturbo d’Ansia Generalizzato GAD) si manifestano in circa il 30% dei casi mentre quelli dell’umore, in particolare il Disturbo Bipolare, si presentano con una frequenza intorno al 10% (Masi et al., 2005).
Oltre alle comorbilità sopracitate esistono, come costante corollario dell’ADHD, alcuni importanti correlati disfunzionali nella sfera personale e sociale di questi bambini, che amplificano e sovradimensionano la gravità del disturbo. Si tratta infatti di bambini la cui personalità presenta importanti nuclei di tipo depressivo con abbassamento dell’autostima, sentimenti di inadeguatezza e di incapacità, percezione di sé estremamente negativa con vissuti di colpevolezza e cattiveria; vivono sovente una sorta di emarginazione sociale venendo esclusi dalle attività del gruppo dei pari, hanno un numero esiguo di legami amicali poiché spesso considerati “insopportabili”, la loro carriera scolastica risulta spesso fallimentare sia sul piano del rendimento (anche in considerazione della frequente associazione con un Disturbo dell’Apprendimento) che su quello comportamentale (rapporti, sospensioni).
Arti marziali e mindfulness nel trattamento dei disturbi del comportamento
Da sempre le arti marziali hanno conquistato ed affascinato un numero sempre maggiore di appassionati di qualsiasi età, sesso ed estrazione sociale. Numerosi sono i bambini che, ad esempio, scelgono di iscriversi ai corsi di karate, judo, ninjutsu per seguire le gesta dei loro eroi del piccolo schermo che, combattimento dopo combattimento, conquistano fama e tesori, salvano i più deboli e trionfano sul male. Le motivazioni che spingono i ragazzi ed i loro genitori ad andare alla ricerca di una palestra, o un vero e proprio “dojo”, di arti marziali sono molteplici. Spesso i genitori si rivolgono a “maestri” specializzati in queste discipline con l’obiettivo di aiutare i propri figli a superare condizioni personali quali eccessiva timidezza, bassa autostima, problemi di socializzazione o per la gestione del comportamento aggressivo ed impulsivo. Alla base di queste scelte vi è quindi la convinzione, condivisa da molti, che le arti marziali costituiscano una concreta possibilità non solo di apprendere e padroneggiare tecniche di attacco e difesa ed incentivare, contemporaneamente, lo sviluppo di un fisico armonico e tonico ma anche di guardare in modo nuovo se stessi e gli altri veicolando l’acquisizione di una maggiore fiducia in se stessi.
Nel mondo sono numerosi i programmi, alcuni dei quali scientificamente validati, che utilizzano le arti marziali per intervenire su problematiche legate alla regolazione del comportamento. Il coinvolgimento in queste discipline viene visto come opportunità, per i ragazzi, di apprendere valori e comportamenti positivi, specie per quel che riguarda specifici gruppi di individui. Ad esempio, uno studio tra i paesi membri dell’European Physical Education Association (EUPEA) ha fatto emergere che, in molti paesi, le arti marziali sono state introdotte durante le lezioni di educazione fisica della scuola secondaria perché si ritiene che il coinvolgimento in tali discipline sia in grado di fornire opportunità educative positive per gli alunni (Theeboom & De Knop, 1999). Inoltre, altre iniziative specifiche sono state attuate in vari paesi in cui, educatori e assistenti sociali, utilizzano le arti marziali nel loro lavoro con i giovani socialmente svantaggiati (Abrahams, 2004; Theeboom et al, 2008 ; Zivin et al. , 2001). Il programma InSpire, sviluppato da Abrahams (2004), si rivolge a studenti tra i 9 ed i 18 anni con problemi di regolazione del comportamento con l’obiettivo di aumentare la loro autostima e fiducia nei confronti delle relazioni interpersonali, contrastare la depressione, fornire alternative alla risoluzione violenta dei conflitti, aumentare la capacità di controllare i propri impulsi e, contemporaneamente, diminuire il numero di episodi violenti all’interno della scuola, aumentare la capacità di concentrarsi degli studenti e diminuire l’assenteismo. Altri programmi di intervento basati sulle arti marziali (ad es. MMA, Badali, 2007) hanno dimostrato di avere un impatto positivo su ragazzi con disturbi dell’apprendimento e problemi di auto-regolazione (Haydicky et al. 2012).
I programmi che più di altri hanno dimostrato la loro efficacia nel trattamento dei disturbi del comportamento sono quelli che integrano la pratica della “mindfulness”, traduzione inglese del termine sanscrito “sati” che significa consapevolezza, in particolare dei propri pensieri, azioni e motivazioni. Il concetto di Mindfulness deriva dagli insegnamenti del Buddismo (Vipassanā), dello Zen e dalle pratiche di meditazione Yoga, ma solo ultimamente questo modello è stato assimilato ed utilizzato come paradigma autonomo in alcune discipline psicoterapeutiche italiane, europee e d’oltre oceano. Mindfulness è quindi una modalità di prestare attenzione, momento per momento, nell’hic et nunc, intenzionalmente e in modo non giudicante, al fine di risolvere (o prevenire) la sofferenza interiore e raggiungere un’accettazione di sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza che comprende: sensazioni, percezioni, impulsi, emozioni, pensieri, parole, azioni e relazioni. Migliorare questa modalità di prestare attenzione permette di cogliere, con maggiore prontezza, il sorgere di pensieri negativi che contribuiscono al malessere emotivo. La padronanza dei propri contenuti mentali e degli stili abituali di pensiero (capacità di automonitoraggio e metacognizione) permette maggiori possibilità di esplorazione, espressione e cambiamento di tali contenuti. I miglioramenti funzionali e strutturali a carico del sistema attentivo, in particolare rispetto ai meccanismi di autoregolazione e di inibizione della risposta automatica, rappresentano le dimensioni centrali cui la mindfulness può agire (Bishop et al., 2004; Brown & Ryan, 2003; Davidson et al., 2003; Lazar et al., 2005; Schwarz & Begley, 2002; Segal et al., 2002; Slagter et al., 2007; Jha, Krompinger & Baime, 2007; Raffone e Srinivasan, 2009). Tali meccanismi risultano fondamentali rispetto ai disturbi del comportamento, primo fra tutti il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività, poiché contribuiscono significativamente al processo di autoregolazione, un concetto che, con ampie sfumature emotive e comportamentali, viene considerato centrale negli attuali programmi riconosciuti dalla comunità scientifica per il trattamento cognitivo comportamentale dell’ADHD.
Benefici della pratica delle arti marziali in sintesi
Le arti marziali aiutano bambini e ragazzi con disturbi del comportamento ad acquisire un maggior controllo sul proprio comportamento e gestire l’aggressività, non inibendola, ma imparando a dirigerla in modo funzionale e positivo e trasformandola in energia creativa. Il raggiungimento di questo obiettivo prevede il raggiungimento di sotto-obiettivi di grande importanza per lo sviluppo dei bambini:
- Aumentare il livello di fiducia in se stessi;
- Sviluppare la capacità di concentrarsi e focalizzare l’attenzione;
- Migliorare le proprie capacità empatiche e sociali;
- Gestione delle emozioni e dello stress;
- Problem solving.
Obiettivi indiretti del programma sono:
- Acquisizione di nuovi schemi motori (cadute, coordinazione, ecc.);
- Migliorare il rapporto con i propri genitori e con l’autorità;
- Fare attività fisica;
- Imparare a difendersi.
MUSHIN: un progetto di prevenzione e intervento basato su arti marziali e mindfulness
Per raggiungere gli obiettivi sopra elencati ho iniziato a sviluppare, grazie alla collaborazione dei miei “maestri”, un progetto interamente basato su esercizi presi in prestito dal mondo delle arti marziali (tecniche di calci, pugni, leve articolari e l’uso di alcune armi), integrati da momenti di mindfulness, programmi di rinforzo ed apprendimento mutuati dalla psicologia scientifica e mental training (self talk, pensiero positivo, goal setting ecc.). L’obiettivo principale delle lezioni cosi costruite è quindi quello di instillare nel bambino, attraverso l’insegnamento delle “tecniche di lotta”, un senso di fiducia incrollabile che lo aiuti ad affrontare il mondo e gli altri con determinazione e, contemporaneamente, imparare a gestire la propria aggressività ed impulsività, aumentando il loro livello di attenzione e concentrazione.
Grande attenzione è riservata al metodo di insegnamento e all’uso di strategie didattiche adeguate all’età del bambino. La regola generale è semplice: quando un bambino fa un errore, l’istruttore non si concentra sullo sbaglio, ma sugli aspetti utili ad eseguire correttamente quella tecnica. Attraverso questo attento rinforzo positivo, si aiutano i giovani praticanti a raggiungere il loro pieno potenziale senza compromettere il loro amore per l’arte e la loro autostima. Per aumentare la motivazione dei ragazzi a frequentare il programma vengono utilizzate strategie mutuate dalla tradizione cognitivo comportamentale tipicamente chiamate “costo della risposta” (Barkley, 1997). Questo sistema aiuta inoltre a strutturare ed incoraggiare l’uso delle skills acquisite in palestra anche durante la vita quotidiana. La partecipazione alle attività, il comportamento sul tatami ed il completamento dei compiti a casa sono premiati con punti (strisce sulla cintura) che permetto all’allievo di raggiungere il grado di cintura gialla nelle arti marziali. Un costo (perdita di punti) è invece previsto per comportamenti negativi (ad esempio, atti di aggressione verso i compagni).
I bambini vengono inoltre incoraggiati ad utilizzare un dialogo interiore positivo, imparando ad utilizzare auto-istruzioni (semplici frasi ripetute mentalmente) utili a calmarsi e rimanere focalizzati sul compito.
Durante le singole lezioni verranno affrontate le tematiche calde del programma, alternando gli esercizi di ginnastica e stretching a brevi letture che hanno l’intento di trasmettere valori e principi positivi nei più piccoli, come ad esempio quelli del bushido, l’antica via del samurai.
Perché meditare?
Ogni lezione del programma MUSHIN si apre, subito dopo il saluto, con una piccola meditazione guidata per insegnare ai bambini a rilassarsi utilizzando il respiro. All’inizio la meditazione durerà 30 secondi, per aumentare gradualmente nel tempo. Le tecniche meditative hanno l’obiettivo di sviluppare una maggiore consapevolezza del momento presente e incrementare una mentalità “non giudicante”. A partire da questo focus sul momento presente i ragazzi hanno la possibilità di apprendere che possono scegliere come reagire alle sfide e smettere di rispondere in maniera automatica ed istintiva (Chawla & Ostafin, 2007; Kabat-Zinn, 2003). Come spiegato precedentemente i trattamenti mindfulness-based hanno dimostrato la loro efficacia per una varietà di disturbi psicologici tra i quali ansia (Hoffmann et al., 2010) e depressione (Hoffmann et al., 2010; Ma & Teasdale, 2004) oltre a ridurre i comportamenti esternalizzanti (Bogels et al., 2008; Singh et al., 2007a, 2011a) e migliorare le aree chiave delle funzioni esecutive quali impulsività, attenzione e flessibilità nei bambini (Flook et al. 2010). Programmi di arti marziali con caratteristiche simili al nostro (ad es. MMA, Badali, 2007) hanno dimostrato di avere un impatto positivo su ragazzi con disturbi dell’apprendimento e problemi di auto-regolazione (Haydicky et al. 2012). Inoltre, i programmi mindfulness-based hanno dimostrato essere efficaci nel trattamento di ragazzi con diagnosi di ADHD o in generale problemi a livello di processamento delle informazioni (van de Weijer-Bergsma et al. 2012; van der Oord et al. 2012) e Disturbi dello Spettro Autistico (Singh et al. 2007b, 2011a, b).
Il programma MUSHIN propone diversi tipi di meditazioni: meditazione seduta (ad es. la meditazione della compassione o della montagna), bodyscan, meditazione camminata e la meditazione sul respiro. L’obiettivo di queste pratiche è sviluppare una maggiore capacità di “accettare e lasciare andare”. La consapevolezza di se ed il focus sul momento presente gettano le basi per l’integrazione delle strategie cognitive proposte, come il self-talk. I ragazzi imparano a riconoscere i propri dialoghi ed a modificare quelli negativi mentre mantengono le posizioni di stretching o imparano una tecnica di combattimento. In questo modo l’apprendimento delle nuove strategie mentali avviene in modo naturale, automatico e divertente: i ragazzi acquisiscono tramite l’allenamento nelle arti marziali abilità mentali che potranno in un secondo momento facilmente generalizzare a tutti i contesti della loro vita.
Un altro degli obiettivi principali del programma è quello di instillare negli allievi una mentalità “dinamica” rispetto ad una “statica” che, come dimostrato da diversi studi sperimentali, aiuta i ragazzi a rispondere positivamente alle sfide sociali e/o accademiche migliorando le loro strategie di coping (Yeager & Dweck, 2012). Attraverso la pratica marziale gli studenti vengono sollecitati a capire che le capacità e le abilità non sono qualcosa di innato ma si possono acquisire e sviluppare lungo tutta la nostra vita fino a raggiungere traguardi inaspettati.
A chi è rivolto il programma
Il programma si rivolge a tutti i bambini e ragazzi che hanno difficoltà nella gestione del proprio comportamento emotivo e sociale. Ogni programma viene personalizzato in base alle esigenze del minore e può prevedere sia sessioni di allenamento individuale che di gruppo.
Il training è adatto a minori di tutte le età a partire dai 5 anni.
Se desiderate ricevere maggiori informazioni sul programma o se volete organizzare un corso nella vostra scuola contattatemi utilizzando il form che trovate nella pagina contatti oppure chiamatemi al 347 5793248.
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Buongiorno, ho letto il suo articolo sopra e vorrei sapere se conosce qualcuno che lavora come lei in Lombardia. Abito a Como, ho un bambino di 6 anni, è stato diagnosticato con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD), Disturbo Oppositivo-Provocatorio. È assistito dalla Nostra Famiglia, dove era previsto dieci sedute di mindfulness, ma è stato posticipato per il fatto che il suo lato Oppositivo-Provocatorio è stato molto superiore in rispetto all’ADHD e era impossibile lavorare con lui.
Siamo ora in attesa di cominciare con delle sedute di psicoterapia. Sarei molto interessata a farlo cominciare il karate, ma con delle persone preparate, abbiamo provato con il muay thai, ma purtroppo lui si annoiava e sentivo la maestra poco pronta per affrontate un bambino con il suo carattere. Sarei grata se avesse qualche consiglio. Grazie, Rosane
Salve, mi dispiace risponderle solo adesso ma purtroppo non avevo notato il suo commento. Non conosco personalmente colleghi che lavorino in modo simile in Lombardia. Le arti marziali sono solo un mezzo per avvicinare i bambini alla pratica della mindfulness in modo giocoso, farli “muovere” ed aiutarli a introiettare regole comportamentali funzionali al proprio benessere. Se suo figlio però non ama questo tipo di attività è molto meglio trovare qualche sport che lo appassioni. I nostri figli sono già costretti a fare tante cose di cui farebbero a meno, cerchiamo di non trasformare anche lo sport in qualcosa da fare “controvoglia”. Quello che importa maggiormente è che ci siano persone qualificate ad allenare i bambini, che il focus sia sul processo di apprendimento e non sulla competizione al fine di vincere medaglie e coppe, e che il tutto avvenga in un clima rilassato in cui suo figlio possa esprimere il suo potenziale. Chiaramente per aiutare vostro figlio a superare il suo lato oppositivo provocatorio sarete chiamati anche voi a lavorare su voi stessi, a partire dalla gestione delle vostre emozioni 🙂
Buongiorno io ho bimbo di anni 10 … con disturbo dell’attenzione è comportamentale… saprebbe indicarmi una palestra che pratichi questo sport a Rivoli (Torino) grazie x l’aattenzione
Salve, purtroppo non conosco palestre nella sua zona in cui siano attivi corsi per bambini di brazilian jiu jitsu ma può provare a fare una ricerca su google. Ci tengo a precisarle però che, anche se ritengo personalmente questa disciplina molto valida per aiutare i più piccoli a controllare i propri impulsi e gestire le emozioni, il corso di cui parlo nell’articolo si basa invece su un percorso ideato specificatamente per lavorare con bambini con diagnosi di ADHD, DOP che unisce alle arti marziali anche la mindfulness ed altre strategie comportamentali. Le auguro buona fortuna nella sua ricerca.
Buongiorno, ho mio figlio di 12 anni con lo spettro dell’autismo ma ad alta funzionalità. Vorrei sapere se Lei conosce qualche palestra di judo che si occupa di questo tipo di ragazzini. La ringrazio anticipatamente
A Bari, mi scusi
Buongiorno Pietro,
al momento non mi viene in mente nulla però posso chiedere. Mi invii una email all’indirizzo a.antefermo@gmail.com cosi se ho notizie so dove contattarla. Buona giornata