Wikipedia definisce la sinestesia come un fenomeno sensoriale/percettivo caratterizzato da una vera e propria “contaminazione” dei sensi nella percezione. Le combinazioni possibili sono infinite ed alcune, a mio avviso, incredibili. 1 persona sinestesica su 23 ha la possibilità ad esempio di “gustare” le parole o di associare i colori a lettere o numeri.

 

Un gruppo di psicologi della Università del Sussex ha voluto testare se fosse possibile allenare persone “normali” a provare esperienze sinestesiche. Con questo obiettivo Bor e colleghi (Bor et al., 2014) hanno sviluppato un training di 9 settimane durante il quale 14 partecipanti hanno avuto la possibilità di imparare una serie di connessioni tra lettere e numeri. L’effetto “collaterale” di questo allenamento è stato un aumento delle capacità sensoriali delle “cavie”.

 

Un elemento chiave della sinestesia è che i sinesteti “vivono” una sensazione, non ricordano semplicemente una connessione tra un colore ed una lettera. Ad esempio possono sperimentare il colore blu quando pensano alla lettera B o percepire che la lettera G ha una certa “personalità”.

 

Miglioramento del QI

 

In media i partecipanti allo studio hanno ottenuto, in media, un miglioramento del proprio QI di 12 punti rispetto ad un gruppo di controllo. Risultato sbalorditivo se si pensa che difficilmente persone con un ottimo QI (tra i 116 e i 128 punti) possono migliorare cosi tanto dopo un training di 9 settimane. I dati raccolti non permettono, chiaramente, di associare tale miglioramento all’allenamento sinestesico in quanto potrebbe trattarsi di un effetto legato, in generale, ad un training intensivo di memorizzazione come quello al quale si sono sottoposti i soggetti e che potrebbe essere utilizzato anche per altri scopi (e non solo per le connessioni sinestesiche).

 

Daniel Bor, il professore che ha guidato la sperimentazione, commenta cosi i dati raccolti:

“L’implicazione principale del nostro studio è modi radicalmente nuovi di vivere il mondo possono essere promossi semplicemente attraverso un training percettivo.

 

Il miglioramento cognitivo, anche se provvisorio, può condurre alla costruzione di training cognitivi clinici utili a sostenere le funzioni mentali nei gruppi a rischio, come i bambini affetti da disturbo da deficit di attenzione/iperattività   (ADHD), o adulti che iniziano a soffrire di demenza.”

 

Va sottolineato che il training non ha creato dei “veri” sinesteti. Dopo 3 mesi, infatti, i soggetti ri-testati hanno dimostrato di non essere più capaci di associare in modo sinestesico le lettere ai colori. I dati raccolti da questa ricerca, però, hanno dimostrato che la sinestesia può avere un grande impatto sullo sviluppo delle capacità cognitive.

 

 

Articolo tradotto da www.spring.org.uk

 

Antonio Antefermo | Coach Bari, Counselor Bari, formatore