Le culture moderne investono il cibo di una quantità enorme di significati! In effetti mangiare riveste un ruolo importantissimo per gli esseri umani e non solo perché ci permette di sopravvivere. Il cibo influenza il nostro umore, la qualità e la quantità dell’energia a nostra disposizione; la scelta di cosa mangiare e come mangiamo, quando siamo in compagnia, determina in parte la nostra personalità; il momento del pasto è un forte collante delle relazioni umane…e gli esempi potrebbe proseguire all’infinito.

 

Ma esiste anche un lato oscuro del cibo. Oggigiorno, infatti, la gente è sempre più preoccupata di quello che mangia; va alla ricerca di cibi sani; alcuni sono ossessionati dal tenere sotto controllo il proprio peso o si ingegna per perdere i chili in eccesso; altri ancora conducono la loro guerra contro le tentazioni culinarie e cercano di mettere un freno ai loro impulsi…

 

In sintesi: mangiare non è solo piacere, ma riguarda anche la battaglia che in molti conducono contro se stessi!

 

Negli ultimi 10 anni la “psicologia del cibo” ha sviluppato numerosi paradigmi sperimentali che hanno permesso di conoscere più approfonditamente alcune delle dinamiche che legano i nostri comportamenti alimentari e la nostra psiche.

 

Americani Vs. Cibo sano

 

Gli americani hanno una relazione disfunzionale con il cibo. Se paragonati a francesi, belgi e giapponesi, gli americani provano molto meno piacere dal cibo e sono molto più ossessionati da ciò che è sano e ciò che non lo è (Rozin et al., 1999). Ad esempio, i francesi sono meno “legati” al cibo e, parallelamente, sanno godersi di più i loro pasti. Forse questo spiega anche perché i francesi hanno la metà delle probabilità degli americani di diventare obesi.

 

Per gli americani, quindi, la situazioni appare tutt’altro che rosea: sono i più insoddisfatti di quello che mangiano; sono quelli che si preoccupano di più della qualità del loro cibo; cambiano continuamente il loro regime “dietetico” e, paradossalmente, hanno il doppio delle probabilità, se confrontati con i francesi, di diventare obesi.

 

Chiaramente qualcosa è andato storto nella relazione dell’America con il cibo!

 

Credi di sapere quando sei davvero sazio?

 

La maggior parte della gente pensa che il senso di sazietà, legato chiaramente al cibo ingerito, sia correlato positivamente a quanto appetito abbiamo e quindi, a quanto siamo effettivamente affamati. Ma siamo sicuri di mangiare esclusivamente per fame? O esistono anche altri fattori che incidono su quanto mangiamo?

 

Diverse ricerche hanno dimostrato che oltre il “senso di fame” esistono molti altri elementi che incidono sul nostro appetito. Tra questi i principali sono la dimensione del piatto in cui mangiamo, il tipo di posate utilizzate, la confenzione ecc…

 

Wansik e colleghi si sono ingegnati, in un loro esperimento, per dimostrare la loro teoria su quanto gli stimoli esterni influenzino il senso di sazietà. Nel loro studio i partecipanti mangiavano la zuppa all’interno di ciotole che venivano continuamente riempite, di nascosto, da sotto il tavolo. Ad un altro gruppo di partecipanti la minestra veniva invece servita in classiche zuppiere. I risultati di questo esperimento?

 

Chi mangiava dalle “ciotole magiche” ha ingerito quasi una quantità doppia di zuppa. Non solo. Intervistati, questi soggetti riferivano di non sentirsi effettivamente pieni e di avere fame tanta quanta i soggetti del gruppo di controllo. La morale di questa storia? Il nostro stomaco invia solo segnali “grezzi” su quanto abbiamo mangiato al nostro cervello. Noi, però, ci affidiamo anche alla nostra vista e l’occhio è facilmente ingannabile. Della serie: anche l’occhio vuole la sua parte.

 

Da queste osservazioni nasce il consiglio di Jeremy Dean: sforzarsi di acquistare pacchi più piccoli per ogni genere di “leccornia” che siamo abituati a mangiare e gettare via le nostre “ciotole magiche”.

 

Grasso = Cattivo?

 

Molte persone oggi sono pervenute all’idea che i cibi particolarmente grassi facciano male alla salute. A favorire la diffusione di questa idea, negli ultimi 20 anni, sono state campagne pubblicitarie per la promozione della salute pubblica, articoli di giornale e libri.

 

Qui nascono i primi problemi legati ai classici meccanismi di generalizzazione delle informazioni e della scarsa tendenza ad assumere in modo critico quanto ascoltato alla tv o letto sui giornali. Non tutti i grassi, infatti, fanno male. Alcuni non solo sono “buoni”, ma devono far parte integrante della nostra dieta. La conseguenza di questa campagna “anti-grassi” è che la gente di sforza attivamente di evitare piccoli snack ad alto contenuto calorico a favore di grandi spuntini con pochi grassi. Ma attenzione!!! Il più delle volte questi spuntini con pochi grassi sono molto calorici proprio perché più abbondanti!

 

Questa associazione mentale GRASSO = MALE, ormai radicata in moltissime persone, porta gli individui a sovrastimare la presenza di grassi in alcuni cibi etichettati come “grassi” e sottostimarla in altri etichettati come “sani” (Carels et al., 2006). Lo studio di Carels e colleghi individua un gap di questa stima che si aggira attorno al 35%.

 

A pranzo con l’ex

 

Mangiare in compagnia di altri commensali ha potenti sfumature psicologiche. Il pranzo diventa quindi un impegno da prendere seriamente, in particolare se l’invito parte da un ex partner. Kniffin e Wansik hanno scoperto, grazie ad una loro recente ricerca, che pranzare con un ex-fiamma provoca molta più gelosia nel proprio compagno/a rispetto ad un semplice caffè preso al bar o ad una telefonata. Il potere simbolico del condividere il cibo con qualcun altro è fortissimo!!! Non si tratta mai semplicemente di “mangiare”.

 

Le carote hanno un sapore strano la mattina

 

Tutti noi siamo portati a pensare che il “gusto” sia qualcosa di intrinseco a ciò che mangiamo. Che sia completamente indipendente da fattori esterni ed in particolare, da noi stessi. Eppure un semplice esperimento sembrerebbe minare alle fondamenta questa idea!

 

Che sapore ha una carota se mangiata alle 6 del mattino? Ha lo stesso sapore di quando mixata con carne e altre verdure o di quando la mangiamo al “solito” orario?

 

No. Il contesto in cui mangiamo influisce sul gusto molto di più di quanto possiamo immaginare e questo include anche l’orario e la gente che è intorno a noi.

 

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(fonte: PSYBLOG – www.spring.org.uk)