Quando ho iniziato a studiare i benefici psicologici delle arti marziali mi sono chiesto se fosse possibile individuare con precisione anche gli aspetti cognitivi ed i correlati neurologici sottostanti a questi cambiamenti. Facendo delle ricerche mi sono imbattuto negli studi della dott.ssa Adele Diamond, ricercatrice canadese nel campo delle neuroscienze, sulle funzioni esecutive e sui training per il loro potenziamento. Devo dire che ho trovato le sue ricerche illuminanti.
Ma andiamo per gradoìi. Cerchiamo di capire innanzitutto cosa sono queste funzioni esecutive.
Cosa sono le funzioni esecutive?
Si tratta di funzioni corticali di ordine superiore che permettono a noi esseri umani di pianificare e mettere in atto comportamenti finalizzati a raggiungere un obiettivo e modificare il proprio piano d’azione in base alle caratteristiche del contesto.
Insomma, grazie alle funzioni esecutive, siamo in grado di:
- inibire un comportamento sul nascere se lo riteniamo inopportuno in quel dato contesto (tipo evitare di mandare a quel paese il nostro capo che ci ha fatto una ramanzina davanti ai colleghi);
- pianificare una strategia, riuscendo ad organizzare nella nostra mente decine di informazioni;
- essere flessibili, cioè riuscire a riorganizzare idee e progetti in base alle informazioni che arrivano dall’ambiente in modo fluido e veloce.
Chiaramente appartengono al dominio delle funzioni esecutive anche memoria di lavoro, problem solving ed attenzione.
Funzioni esecutive e cervello
Le funzioni esecutive dipendono direttamente dal funzionamento di un network neuronale con sede nella corteccia prefrontale. Secondo quanto riportato dalla dott.ssa Diamond quest’area del cervello è la prima a soffrire quando siamo depressi, stressati, soli ed in generale quando stiamo fisicamente non in forma (A. Diamond, 2012). Chiaramente, se la nostra corteccia prefrontale non funziona bene, le funzioni esecutive subiranno un calo delle loro prestazioni e funzioni esecutive deficitarie sono collegate a performance scolastiche peggiori (Chaddock et al., 2011; Chomitz et al., 2009), e maggiori probabilità di andare in contro ad abuso di alcool o sostanze stupefacenti (Moffitt, 2012; Moffitt et al., 2011). Questo solo per citare alcune delle conseguenze negative che molti studi scientifici hanno collegato a questa condizione.
Arti marziali e funzioni esecutive
A questo punto una domanda più che legittima può essere. Cosa c’entrano le arti marziali con le funzioni esecutive?
Ed anche in questo caso dobbiamo far riferimento agli studi della dott.ssa Diamond. Secondo la ricercatrice,infatti, i migliori training per migliorare quest’area del cervello sono quelli sfidano i partecipanti a sviluppare le loro funzioni esecutive con compiti via via più complessi e contemporaneame sono in grado di ridurre nei partecipanti i livelli di stress ed aumentare quelli di gioia ed appartenenza sociale (A. Diamond, 2012).
Le arti marziali condensano tutte queste caratteristiche in una unica disciplina ed alcuni studi sembrano avvalorare questa tesi (M. E. Trulson, 1986; K. D. Lakes, W. T. Hoyt, 2004). Ad esempio nel brazilian jiu jitsu il praticante inizia a studiando tecniche basilari per poi passare a quelle più avanzate ed a rifinirne i dettagli. La lotta prevede la pianificazione di complesse strategie di attacco o difesa che richiedono alla memoria di lavoro di sostenere grandi carichi di informazioni. Il combattimento è fluido; i due avversari devono continuamente modificare la propria strategia ed i propri movimenti in base a quelli dell’altro. L’attenzione è sempre sollecitata, sia nello studio della tecnica che durante lo sparring. Inoltre, al pari di qualsiasi altra attività fisica, il bjj stimola la produzione di endorfine, l’ormone della felicità. Si tratta inoltre di una disciplina che aiuta a scaricare lo stress attraverso l’attività fisica ma anche sviluppando una maggiore flessibilità mentale rispetto agli eventi stressanti. Per quanto riguarda l’appartenenza sociale c’è poco da dire. Pur essendo una disciplina individuale il senso di rispetto reciproco che si sviluppa tra i compagni di allenamento è qualcosa che non ha bisogno di riscontri scientifici. Lo si può percepire nell’aria quando entri in un’accademia. Lottare ogni giorno con un altra individuo con l’obiettivo unico di migliorarsi e non di prevalere non può far altro che creare e fortificare un legame di amicizia che il più delle volte trascende i confini del tatami.
Questo è il motivo per cui credo che training basati su queste discipline siano di gran lunga migliori di noiosi training computerizzati soprattutto per i bambini più piccoli che mostrano deficit delle funzioni esecutive.
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